di Regine Cavallaro
Capo Gallo, tesoro dimenticato
Cerchiamo sempre la fortuna all’esterno, mentre la vera ricchezza l’abbiamo all’interno di noi stessi. Ebbene, un tale scrigno del tesoro, Palermo ce l’ha, e non sembra accorgersene…
Le Terme dimenticate
La Sicilia, destinazione termale, chi l’avrebbe mai detto? Eppure esistono una ventina di terme sparse in vari punti dell’Isola, da Sciacca ad Acireale, da Trapani a Messina, da Catania a Castellamare del Golfo passando da Termini Imerese e Alcamo, senza dimenticare Vulcano e Pantelleria
L’antico richiamo delle grotte
La necropoli di Pantalica è il perfetto esempio della Sicilia fuori dai sentieri battuti. Inserito, insieme a Siracusa, nella lista del patrimonio mondiale dell’Unesco nel 2005 per l’alto valore archeologico, il sito, però, non sembra attrarre i turisti, locali o internazionali, che si meriterebbe
Tutti i segreti del papiro
Il museo del papiro di Siracusa è un tesoro nascosto. Eppure è un’istituzione famosissima fra i docenti e gli esperti di egittologia di mezzo mondo che accorrono a frotte per partecipare al convegno organizzato dall’Istituto internazionale del Papiro, l’ente gestore del museo creato nel 1987
Un gioiello di museo
Fra i tanti, tantissimi tesori che nasconde la Sicilia, uno in particolare ha la mia preferenza, a Palermo…
I francesi e il Grand Tour
Il primo di tutti, o almeno quello che viene citato più spesso, è Jean-Pierre Houël
Con l’olio in testa
Un francese appassionato ha voluto far conoscere meglio l’oro verde siciliano ai suoi connazionali e così proprio dieci anni fa ha aperto un primo negozio a Parigi
Un po’ di Palermo a Parigi
Mentre Palermo sta recuperando uno dei più bei gioielli del suo patrimonio architettonico grazie all’azione visionaria dei coniugi Valsecchi a Palazzo Butera, a Parigi si trova un prezioso pezzo di questa splendida dimora: il suo teatro
L’eredità francese
L’arte dei monsù fu proprio di saper rielaborare la raffinatezza della cucina francese adattandola al gusto, ai sapori e ai prodotti siciliani. Ed è così che tutt’oggi ritroviamo traccia di prelibatezze d’Oltralpe in alcuni piatti tipici della gastronomia dell’isola
L’orologio dimenticato
L’anno scorso a Palermo, a pochi passi di via Maqueda, nella galleria commerciale di Palazzo Quaroni, è stata inaugurata una piazzetta intitolata a Francesco Procopio Cutò. Era il 24 marzo e la data non è stata scelta a caso: coincide con la Giornata europea del gelato artigianale, istituita ufficialmente dal Parlamento europeo nel 2012 e più comunemente battezzata Gelato Day. I golosi amanti del dessert glacé sapranno certamente che Procopio viene spesso considerato come il padre del gelato moderno. Ma forse non tutti sanno che il signor Procopio, nato a Palermo nel 1651 da Onofrio Cutò e Domenica Semarqua, battezzato nella chiesa di Sant’Ippolito al rione Capo ed emigrato in Francia diventò Monsieur Procope des Couteaux, fondatore del celeberrimo Procope, il più vecchio caffè di Parigi, e con molto probabilità anche del mondo.
Aperto nel 1686 e tuttora in attività, il café-restaurant Le Procope è diventato col passare dei secoli una vera e propria istituzione nella vita parigina, e addirittura francese. La sua facciata con i balconi di ferro battuto sono perfino iscritti – e protetti – sulla lista dei monumenti storici dal 1962. Situato nella rue de l’Ancienne Comédie nel sesto arrondissement, nelle vicinanze del teatro della Comédie Française, il locale grazie al savoir-faire dell’imprenditore palermitano si trasformò ben presto in un luogo di moda frequentato dagli artisti. Durante il secolo dei lumi annoverava tra i clienti abituali Voltaire, Diderot, D’Alembert, Montesquieu e Rousseau, cioè la crema della crema dell’Illuminismo Francese. Nel periodo della Rivoluzione, fu un focolaio molto attivo dove si riunivano Robespierre, Danton e Marat e dove fu lanciata la parole d’ordine per l’assalto al Palazzo delle Tuileries nel 1792. Lo frequentava anche un giovane luogotenente chiamato Bonaparte che ci lasciò in pegno il bicorno per pagare i debiti. Oggi il copricapo troneggia all’entrata del ristorante. Nell’Ottocento, Le Procope diventò un caffè letterario di prima importanza, dove s’incontravano le più grandi firme della letteratura francese, come Victor Hugo, Balzac, Musset, George Sand, Anatole France e Verlaine.
È lì che i Parigini poterono degustare il gelato per la primissima volta. Naturalmente, Francesco Procopio non ne fu l’inventore poiché si parla già di tale leccornia nella Bibbia, quando Isacco offrì ad Abramo latte di capra unendolo alla neve, oppure quando Re Salomone durante le campagne militari distribuiva alle truppe una sorta di granita fatta con succhi di frutta o miele mischiati con la neve, come ce lo racconta l’Istituto del gelato italiano. Inoltre, Seneca spiega che anche gli antichi Romani apprezzavano i “nivatae potiones” mentre si sa che gli Arabi consumavano lo sherbeth, una miscela di succhi di frutta e ghiaccio tritato, da cui deriva la parola “sorbetto”. Infatti, i gelati che serviva il geniale palermitano ai clienti parigini erano più simili a sorbetti e granite. Però fu lui che per primo commercializzò il prodotto in Francia. Sarà per esprimere l’eterna riconoscenza che si è deciso di attribuire il nome del prestigioso locale all’asteroide (16414) Le Procope?
Il mistero di San Luigi
L’anno scorso a Palermo, a pochi passi di via Maqueda, nella galleria commerciale di Palazzo Quaroni, è stata inaugurata una piazzetta intitolata a Francesco Procopio Cutò. Era il 24 marzo e la data non è stata scelta a caso: coincide con la Giornata europea del gelato artigianale, istituita ufficialmente dal Parlamento europeo nel 2012 e più comunemente battezzata Gelato Day. I golosi amanti del dessert glacé sapranno certamente che Procopio viene spesso considerato come il padre del gelato moderno. Ma forse non tutti sanno che il signor Procopio, nato a Palermo nel 1651 da Onofrio Cutò e Domenica Semarqua, battezzato nella chiesa di Sant’Ippolito al rione Capo ed emigrato in Francia diventò Monsieur Procope des Couteaux, fondatore del celeberrimo Procope, il più vecchio caffè di Parigi, e con molto probabilità anche del mondo.
Aperto nel 1686 e tuttora in attività, il café-restaurant Le Procope è diventato col passare dei secoli una vera e propria istituzione nella vita parigina, e addirittura francese. La sua facciata con i balconi di ferro battuto sono perfino iscritti – e protetti – sulla lista dei monumenti storici dal 1962. Situato nella rue de l’Ancienne Comédie nel sesto arrondissement, nelle vicinanze del teatro della Comédie Française, il locale grazie al savoir-faire dell’imprenditore palermitano si trasformò ben presto in un luogo di moda frequentato dagli artisti. Durante il secolo dei lumi annoverava tra i clienti abituali Voltaire, Diderot, D’Alembert, Montesquieu e Rousseau, cioè la crema della crema dell’Illuminismo Francese. Nel periodo della Rivoluzione, fu un focolaio molto attivo dove si riunivano Robespierre, Danton e Marat e dove fu lanciata la parole d’ordine per l’assalto al Palazzo delle Tuileries nel 1792. Lo frequentava anche un giovane luogotenente chiamato Bonaparte che ci lasciò in pegno il bicorno per pagare i debiti. Oggi il copricapo troneggia all’entrata del ristorante. Nell’Ottocento, Le Procope diventò un caffè letterario di prima importanza, dove s’incontravano le più grandi firme della letteratura francese, come Victor Hugo, Balzac, Musset, George Sand, Anatole France e Verlaine.
È lì che i Parigini poterono degustare il gelato per la primissima volta. Naturalmente, Francesco Procopio non ne fu l’inventore poiché si parla già di tale leccornia nella Bibbia, quando Isacco offrì ad Abramo latte di capra unendolo alla neve, oppure quando Re Salomone durante le campagne militari distribuiva alle truppe una sorta di granita fatta con succhi di frutta o miele mischiati con la neve, come ce lo racconta l’Istituto del gelato italiano. Inoltre, Seneca spiega che anche gli antichi Romani apprezzavano i “nivatae potiones” mentre si sa che gli Arabi consumavano lo sherbeth, una miscela di succhi di frutta e ghiaccio tritato, da cui deriva la parola “sorbetto”. Infatti, i gelati che serviva il geniale palermitano ai clienti parigini erano più simili a sorbetti e granite. Però fu lui che per primo commercializzò il prodotto in Francia. Sarà per esprimere l’eterna riconoscenza che si è deciso di attribuire il nome del prestigioso locale all’asteroide (16414) Le Procope?
Il vino del figlio del re
Forse non tutti sanno che nel triangolo formato da Terrasini, Montelepre e Partinico, in provincia di Palermo, risiedeva alla fine dell’Ottocento un pezzo grosso della Storia francese
La rivoluzione di Procopio
A Palermo, a pochi passi di via Maqueda, nella galleria commerciale di Palazzo Quaroni, è stata inaugurata una piazzetta intitolata a Francesco Procopio Cutò